Il fiume Menago attraversa la bassa pianura veronese avvolto in un paesaggio agreste dove la natura per buona parte ancora incontaminata, garantisce la purezza delle sue acque. Estesi campi coltivati a frutteto, campi di cereali e tranquilli centri abitati si alternano agli specchi d’acqua delle risaie e ai pioppetti e il fiume, dopo una breve corsa, conclude il suo tragitto nell’area delle Valli Grandi Veronesi immettendo le proprie acque nella Fossa Maestra.
Nell’area solcata dal Menago sono presenti interessanti testimonianze archeologiche che documentano la stabile presenza umana in questi luoghi in epoca remota; a Saccavezza in comune di Bovolone o a Cerea dove troviamo il Castello del Tartaro. Analizzando le fotografie aeree, è possibile vedere chiaramente i vari siti dall’alto molto ben visibili con tracce di paleoalvei e strade presenti nelle Valli in epoche passate.
Dal punto di vista ambientale invece la zona di maggior interesse è rappresentata dalla palude Brusà, formata dalle acque del Menago convogliate qui artificialmente per permettere la coltivazione della cannuccia e dell’erba palustre. Un tempo il fiume tracimava naturalmente nel terreno e l’apporto idrico era maggiore: l’intervento umano all’interno della palude Brusà si limita principalmente a una serie di fossati che canalizzano il fondo con andamento prevalente Ovest-Est.
Nella Bassa pianura veronese, così ricca d’acque e fin da epoca antica soggetta ai lavori di bonifica, i centri storici si sono andati disponendo sui cordoni di terre alte compresi fra i vari corsi d’acqua costituendo così dei lunghi filamenti insediativi. Tra la destra del Menago e la sinistra del fiume Tregnone, si susseguono Salizzole, Concamarise, Sanguinetto e Casaleone, mentre sulla sinistra del fiume si collocano Villafontana, Bovolone e Cerea alcuni dei quali conservano insediamenti con riferimenti urbanistici, manufatti e strutture legati alla navigazione fluviale.