Il fiume Bussè nasce nelle Valli di Vallese, nel comune di Oppeano per confluire nei collettori Bussè Vecchio e Fosso Nuovo. Nel suo peregrinare ha una storia travagliata ricca di progetti e relative modifiche; il fiume infatti, fino al 1793 sfociava nell’Adige a Nord di Roverchiara poi, grazie alla realizzazione di un progetto ad opera di Anton Maria Lorgna, venne costruito il Nuovo Bussè. Nella seconda metà del Settecento il progressivo innalzamento del letto dell’Adige aveva reso sempre più difficile il deflusso delle acque del Bussè e i terreni, più bassi del bacino, si erano andati via via impaludando.
Per risolvere questo problema, venne dato l’incarico al Lorgna che pensò di far defluire le acque del Bussè in Tartaro eliminando il condotto Ronco-Tomba, pur utilizzandone alcuni tratti per il nuovo alveo del fiume. Venne così costruito il Nuovo Bussé, tracciando un percorso rettilineo che da Roverchiara portava fino a Ponte Fior di Rosa, a Legnago, dove si immetteva nel Naviglio Bussè.
Il Naviglio era un canale che, passando da Ponte Fior di Rosa, correva fino al Tartaro e la cui escavazione, iniziata nel 1762, era stata ultimata qualche decennio dopo con lo scopo di aprire una via navigabile da Legnago al Po.
Dal 1793, anno in cui ebbero fine i lavori, ad oggi, il Bussè si può considerare formato da quattro tronchi: il primo, detto Bussè Superiore, che termina al sostegno Gangaion; il secondo detto Bussè di Mezzo, che termina al sostegno Botta; il terzo detto Nuovo Bussè, che termina al Ponte Fior di Rosa nel comune di Legnago e il quarto, detto Naviglio Bussè che da Legnago porta fino al Canalbianco immettendosi poi nel Tartaro.
Oggi il Bussè, nel tratto corrente da Vangadizza fino alla confluenza nel Tartaro-Canalbianco, presenta interessanti caratteristiche botaniche. Si trova infatti in una zona caratterizzata dallo scorrere quasi parallelo di quattro corsi d’acqua: gli scoli Fortezza, Dugalone, Focchiara e Cavetto. La vegetazione è costituita da salici di specie diverse, cespugli e arbusti tipici delle Valli Grandi Veronesi come l’olmo, il pioppo nero, il noce, la sanguinella, l’acero campestre, il sambuco. Qui trovano riparo vari uccelli nidificatori e molte altre specie alcune delle quali molto rare.