Villa Boscarola

VILLA E CORTE SPARAVIERI ALLA BOSCAROLA

Forte era la presenza di cittadini veronesi con fondi rustici nel territorio sia di Angiari che di Roverchiara. E proprio in questa zona se sviluppò la risicoltura. Essa avveniva con rotazione triennale e quindi chi la praticava doveva avere a disposizione un numero di campi triplo rispetto a quelli occupati nella tradizionale conduzione a lavorenzia che era il sistema più diffuso per i terreni arativi nel Seicento e del Settecento. Una delle proprietà con imponente corte presenti nel territorio di Angiari, si trova a ridosso del fiume Bussè disposta proprio all’interno dei due grandi corsi d’acqua che delimitano il territorio comunale: l’Adige a sinistra ed il Bussè a destra. Il centro nevralgico di questo grande complesso chiamato Corte Sparavieri alla Boscarola, e senza dubbio la corte rurale cioè quel complesso di edifici abitativi come la residenza del Signore, quella dei lavorenti e quella dei boari, oltre a rustici cioè fienili, barchesse, spalle, depositi e ricoveri degli attrezzi, tutti disposti attorno alla corte circondata da una cinta di mura e impreziosita da una torre colombara. Proprio attorno a Corte Sparavieri alla Boscarola, grazie ai proprietari cioè gli Sparavieri, si avviò l’attività di risicoltura e proprio nella seconda metà del 1700 la famiglia ottenne la concessione per trasformare in risaia 50 campi. Un numero che aumentò progressivamente nel orso degli anni.
Le ricerche condotte su questo imponente edificio, partono dalla prima metà del 1700 e dai proprietari originari cioè la famiglia Montagna della Pigna che, nel 1745, dovette vendere la corte e la campagna circostante a causa del fallimento della propria attività. Per loro fu un vero e proprio tracollo e dai documenti dell’epoca l’immobile era composto da una modesta casa padronale con torre colombara. Non avendo notizie antecedenti su questa corte, possiamo quindi dire che quanto ora descritto forse il primo e più antico nucleo dell’attuale complesso. Ad acquistare la casa padronale e la torre colombaia con relativa campagna fu la famiglia degli Sparavieri la quale dopo pochi anni dall’acquisto provvede ad avviare consistenti e significativi ampliamenti della vecchia casa rurale allineando, ai corpi preesistenti, quelli della villa e della barchessa.
Ancora oggi si può facilmente intuire come essa fosse una delle proprietà di riferimento dell’intero territorio. Era posta innanzitutto in una zona strategica sia dal punto di vista lavorativo, sia dal punto di vista viario. Infatti per lungo le maggiori strade di comunicazione furono rappresentate dalle strade arginate e questa corte poteva con le proprietà annesse, controllare tranquillamente il flusso di persone e cose provenienti o dal fiume Adige o a ridosso del fiume Bussè. 
Il prospetto principale del fabbricato, notevole più per la sua imponenza che per la composizione irregolare dei prospetti o per gli spazi interni, specie in passato rivestiva una particolare interesse caratterizzato anche da tre archi a doppia altezza, ora parzialmente tamponati, che denunciano l’uso in parte residenziale e in parte rustico che la villa aveva fin dall’origine. La barchessa è suddivisa in otto archi a tutto sesto tutti poggianti su pilastri in muratura. A completare la parte centrale di questo esteso è maestoso edificio, è la torre colombara che presenta fasce marcapiano e aperture allineate sull’asse centrale; al livello del sottotetto si leggono le tamponature di tre finestre ad arco ribassato che forse costituivano un loggiato.
Villa Soave

VILLA SOAVE ED UNO SGUARDO DALL’ADIGE

Questa elegante villa porta il nome di Corte Lando Murnovo in Piazza ed ha come prospettiva il grande fiume che le scorre proprio di fronte. Le prime notizie si hanno già agli inizi del 1600 quando Pompeo Murnovo acquistò dalla nobildonna Benedetta questa tenuta comprensiva di terra arativa e di case padronali. La proprietà seguì le sorti della famiglia e subì alcune divisioni a seguito dei vari matrimoni degli eredi tanto da avere avuto come proprietari i Maffei, i Murnovo, i Vidali, i Lando Murnovo di Ognissanti, i Perinelli ed il proprietario attuale Lorenzo Soave.
La facciata principale della villa è impreziosita, nella parte centrale, da un portale bugnato e da una porta arcuata sovrapposta, con balcone e balaustra in pietra; entrambi i portali sono a paraste doriche, riccamente modanati, con specchiature e conci di chiave a voluta. Al di sopra vi è lo stemma gentilizio con le armi dei Lando e dei Murnovo che campeggia sulla facciata.
I tre livelli in cui è suddivisa la villa, sono evidenziati da fasce marcapiano e da un’imponente cornice di gronda; l’ultimo livello presenta finestre ovali entro piccole lesene, che, come tutte le finestre di questo fronte, sono coronate da modanature curvilinee. Sul tetto a padiglione spiccano due guglie ad obelisco. Un corpo avanzato rispetto a quello della villa, di cui esiste una sola campata a doppio ordine di paraste, è stato completato in forme più semplici e più basso. Se da un lato il portale d’ingresso a bugnato porterebbe a pensare ad un intervento seicentesco, la foggia dei profili delle finestre, del portale al piano superiore, della balaustra e del terrazzo oltre alle lesene con capitelli, fanno pensare ad una serie di ulteriori lavori per impreziosire la villa databili verso la seconda metà del Settecento.
L’interno, a pianta veneta, ha al centro il grande salone che, su entrambi i piani, divide in due la dimora. Il piano nobile è poi abbellito da varie opere realizzate con molta probabilità tra le fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento Sono decorazioni pittoriche su alcune soffittature lignee e richiamano paesaggi agresti inseriti in varie specchiature in gesso belli ed eleganti che ricordano alcune località del Lago di Garda, una cascata, un laghetto montano ed un castello.
Più significativi sono invece gli affreschi del salone al piano nobile con, al centro della sala, due figure femminili che esaltano il lavoro della campagna. Le opere portano la data del primo decennio del 1900 mentre una delle opere è a firma del pittore Scodellari.
Villa Grella
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VILLA GRELLA OGGI CORTE NORIS

Villa Grella è uno degli esempi di come una semplice casa rurale possa riservare tante piacevoli sorprese. Infatti la corte, edificata fuori il centro di Angiari, vede l’impianto originario costruito molto probabilmente su preesistenze romane. Altri elementi di grande interesse, riconducono la struttura muraria principale ai primi anni del Quattrocento. La villa venne ampliata nel Cinquecento mentre, nei primi anni del Settecento, si provvide a sopraelevare il corpo centrale. E’ solo verso la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento che il complesso raggiunse le forme attuali.  A pian terreno degni di nota sono due portali settecenteschi ed alcuni elementi decorativi mentre all’interno troviamo alcune riquadrature e incorniciature di fori interni di porte, databili alla prima metà del Cinquecento che riproducono a fresco il disegno e la sagoma di portali e sovraporte.
La parte più interessante è il piano superiore dove il salone è abbellito da varie decorazioni databili tra la fine del Seicento e i primi anni del Settecento. Sono momenti di vita quotidiana dove, accanto a due grandi disegni moncromi di gusto naif, troviamo sovrastanti due momenti di festa che vedono da una parte i proprietari (marito e moglie) mentre danzano, ed i musici dall’altra che suonano con figure minori che ballano attorno ad essi.  Alcune scene di vita quotidiana (la caccia, l’uccisione di una serpe, una passeggiata nei campi) animano i quattro lati del salone. A fianco del balcone centrale, nascosti dalle ante aperte, vi sono due figure che rappresentano una donna ed un uomo mentre riposano e, a lato, una vecchietta seduta nell’atto di guardare fuori la campagna. L’altra stanza affrescata è la camera da letto. Sopra il portale d’accesso un’allegoria che vede una faccia dipinta sopra una vaso di fiori mentre la porta d’accesso, in legno, risulta decorata con colori sgargianti. La camera è riccamente affrescata ed in particolare sono due i momenti su cui soffermarci. Il primo che ritrae una vecchietta nell’atto di cullare un bimbo in fasce mentre un’altra donne (forse la governante) assiste alla scena; l’altro che raffigura la vita di tutti i giorni con un gruppo di uomini che, attorno ad un tavolo, giocano a carte.
Sono racconti di vita quotidiana, narrati in maniera semplice ma molto viva dove, la vita di campagna, è documentata con dovizia di particolari come la frutta e la verdura dipinte sui portali e riportati come esempi di ricchezza e fertilità.

VILLA E CORTE AVRESE, FANTONI ALLA PAINA

In contrada Paina, a ridosso dell’Adige, sorge questa nobile e antica dimora che proprio nella seconda metà del 1700 all’arrivo dei francesi, poteva contare oltre all’imponente edificio, di una possessione composta di vari campi coltivati a prato, a frumento, segala in parte a bosco ed alcuni a risaia.
È una corte con origini molto antiche e già nel 1589 è testimoniata l’esistenza di una corte dominicale, di proprietà di Girolamo Panini, nella contrada Paina, presso l’argine dell’Adige ma la costruzione della villa così come appare oggi, risale alla metà del Seicento. Addossata al fiume Adige, Corte Domincale Avrese, Fantoni alla Paina, pur trovandosi nel comune di Angiari, si distende nella quiete della campagna proprio a due passi da Legnago. La corte seicentesca, si trova proprio sotto il grande fiume che ne diviene un baluardo difensivo verso Nord-Est. Il complesso, che presenta un doppio accesso, dall’Adige e dall’aia, ingloba, nel suo sviluppo lineare, due barchesse con portici a due arcate su pilastri disposte simmetricamente rispetto al corpo centrale, e due torri colombaie quattrocentesche che racchiudono lateralmente il fronte della villa. Gli ampi annessi rustici contribuiscono a comporre una corte pressoché quadrata davanti al fronte principale che si apre in un partito regolare di aperture architravate con l’asse centrale caratterizzato, al piano terra, da un portale a bugnato, ad arco a tutto sesto, e al primo piano da una porta finestra architravata con poggiolo in pietra con balaustra in ferro.
Dipinta in un disegno di Bernardo Schiavi nel 1680, conserva ancora oggi in gran parte l’aspetto originario con due portali a bugnato, le torri colombare ed altre caratteristiche architettoniche tipiche dell’epoca. Due imponenti torri colombare risalenti al quattrocento, gli obelischi della facciata est e il finissimo cancello in ferro battuto entrambi realizzati nel settecento, ne impreziosiscono l’esterno.
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CORTE DOMINICALE DEL MONASTERO DI SAN LEONARDO AL CASONE

Il complesso edilizio oggi mantiene le forme classiche che assunse nel corso di una ristrutturazione settecentesca, con l’antica colombara che emerge dal tetto della casa padronale. Nel 1680, su disegno di Bernardo Schiavi, è visibile la casa padronale con torre colombara al centro mentre successivamente il complesso risulta recintato di mura entro le quali stanno due edifici disposti sui lati nord ed est. La Corte è di proprietà privata del signor Landini mentre prima risultavano proprietari i religiosi del Monastero di San Leonardo in Monte Donico e i De Stefani. Situato lungo la strada per Cerea in località Cason sulla muratura esterna si nota un cippo romano che indicava la suddivisione della campagna a centuriazione.  

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CORTE VIDALI MURNOVO, BISSOLI

E’ il nucleo più antico di quella che un tempo veniva definita la “casa grande di Angiari” che i Murnovo avevano alla metà del ‘600 e, anche se l’ambiente circostante ha subito una radicale trasformazione, questa corte ancora oggi conserva, almeno nell’aspetto esteriore, le sembianze originali quattrocentesche con finiture in cotto negli archivolti centrali e nei beccatelli del sottotetto. Verso la metà del 1700, la casa dominicale aveva un pozzo, un forno, la corte, la caneva, la stalla, il fienile, la barchessa ed era cinta da un alto muro che la divideva dall’esterno.
Posta nel centro di Angiari, Corte Vidali è documentata pure in un disegno realizzato da Giovanni Tambara del 1807 dove viene raffigurata come un fabbricato residenziale disposto longitudinalmente lungo la strada con una barchessa abbellita da pilastri.
La parte centrale, unica rimasta della Corte di un tempo, conserva ancora buona parte della torre con un ampio portale a pian terreno ormai coperto dal piano di calpestio per la metà, e un loggiato al piano superiore murato e modificato rispetto all’originale specie nella parte alta dell’arco. La torre era inserita tra gli edifici che si dividono sia a destra che a sinistra.
 

CORTE PARMA-LAVEZZOLA

Situata in contrada Colonnelli questa corte che nel 1653 apparteneva a G. Francesco Lavezzola e successivamente, dopo la fusione con la famiglia dei Parma, entrò nel patrimonio dei Parma-Lavezzola. La corte dispone di casa padronale con adiacenti edifici rustici e porticato. Oggi la casa padronale conserva ancora i profili in tufo delle finestre e dei portali di gusto tardo settecentesco.