Esterno dal basso

VILLA OTTOLINA, POLAZZO

Nella frazione di Pilastro nel territorio comunale di Bonavigo, un lungo filare di pioppeti conduce a questa elegante villa posta nel bel mezzo della campagna veronese. Un edificio di grande interesse che porta con sé storia e tradizioni tutti ancora da scoprire e da svelare.
E’ un bell’edificio di struttura Seicentesca disposto su tre piani con un ampio salone d’ingresso ed il piano nobile caratterizzato da un bel balconcino balaustrato ancora visibile sul retro e che, con ogni probabilità faceva bella mostra di se anche nella parte anteriore e della cui presenza sono ancora oggi ben visibili alcune tracce. Il palazzo è disposto su tre piani ed ognuno di essi ha ben sei ordini di finestre che danno luce e luminosità all’interno mentre le aperture del granaio, in passato di forma ovale, sono state modificate in momenti successivi apparendo oggi semplici aperture rettangolari. Belli ed eleganti sono i fregi e le lavorazioni presenti poco sotto il tetto che forniscono armoniosità all’intero complesso. Tutt’attorno si trovano le barchesse che avvolgono la casa padronale e che fanno chiaramente vedere come il complesso fosse inserito in un contesto agricolo di grande rilievo.
L’ingresso è ampio e spazioso con soffitto in legno e pavimento in cotto ed i primi elementi di sicuro interesse sono alcuni affreschi che si trovano sui sovraporta delle prime due stanze che si aprono sia a destra che a sinistra, elementi tipici della dimora veneta dell’epoca.
Sono due conchiglie dipinte all’interno delle quali si trovano i busti di due imperatori romani. Un bel camino seicentesco è uno dei pochi elementi architettonici che rimangono in una delle due stanze a pian terreno. Tra gli elementi curiosi della villa vi è la disposizione attuale delle finestre che risultano spostate rispetto alla loro disposizione originale, segno questo di un probabile allargamento dell’edificio avvenuto in epoche successive.
Un elemento che ritorna in altre particolarità della casa. Infatti nella parte posteriore della villa troviamo solo in un lato dei barbacani, altro segno dell’antichità del complesso edilizio. Ma l’elemento forse più interessante e curioso si trova all’interno dell’ultima stanza a pian terreno venuto alla luce durante i lavori di recupero del complesso realizzati dal proprietario Umberto Polazzo. E’ un lavoro a tempera con grottesche, realizzato con colori forti ancora oggi splendidamente conservato dal significato curioso ed enigmatico anche per le sue modeste dimensioni. Sembra il muso di un cavallo e si trova proprio nella parte meridionale, quella originaria della villa. Dai restauratori l’affresco sembra essere riconducibile alla prima metà del 1400 e sembra essere di scuola Tedesca o trentina. Ed in effetti la presenza di artisti austro-boemi nelle nostre zone nei primi anni del 1400 è ormai definitivamente accertata ed uno degli esempi più evidenti è la bella statua della Madonna Addolorata presente nell’altare dell’Addolorata nel Duomo di Legnago assai venerata ai legnaghesi e realizzata in marmo dipinto.
Non abbiamo purtroppo ad oggi documenti storici sulla sua realizzazione ma studi approfonditi fanno ritenere che la statua possa datarsi agli inizi del 1400 e questo grazie numerose assonanze stilistiche che la avvicinano ad un modello iconografico diffuso nel Veneto e che trova opere molto simili a Verona e a Treviso tanto che qualche studioso azzarda ad ipotizzare che possa essere il frutto di uno scultore austro-boemo. Notizie sulla presenza di quest’opera nel duomo di Legnago, partono solo verso la fine del 1600 mentre la sua attuale dislocazione si ha solo con gli inizi del 1800.
Ecco quindi che questo ritrovamento ci fa retrodatare anche la storia della casa di almeno due secoli ed ecco spiegate le varie modifiche interne dovuti ai vari lavori di ampliamento del complesso edilizio. Dal salone a pian terreno, come prima accennato, si divergono quattro porte ma anche una particolare ma molto funzionale doppia porta a volta che separa nettamente la zona a pian terreno dalle scale che conducono al piano nobile a cui si accede grazie ad un’antica scala in tufo. Anche qui troviamo un grande salone da cui si aprono quattro porte sopra le quali troviamo degli altri affreschi. Sono opere moncrome di grande interesse che si presume vogliano richiamare ai lavori della campagna con un uomo che si sta scaldando davanti al fuoco, una donna che con la falce sta tagliano del riso o del frumento ed un’altra figura che sembra seduta su di una piccola imbarcazione che attraversa le nostre paludi. Un balconcino balaustrato permette di vedere la grande ed estesa campagna che un tempo i signori del luogo dovevano di certo possedere.
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VILLA GUARIENTI

Una delle famiglie potenti che a Bonavigo visse a lungo fu la famiglia Guarienti e fu grazie ad essa che oggi possiamo ammirare questa grande villa costruita nel Cinquecento a pochi passi dall’Adige.
Al corpo padronale si affiancano ora due brevi fabbricati simmetrici e, lungo il lato sinistro, una lunga barchessa perpendicolare che viene a formare sul fronte nord, assieme ad altri edifici isolati tra cui una cappella, una corte. La famiglia Guarienti rimase proprietaria del complesso sino al 10 marzo del 1711 allorquando la proprietà venne ceduta. Attualmente “La Bernardina” presenta il fronte principale tripartito, con la parte centrale caratterizzata, al pianterreno e al piano nobile, da una monofora ad arco a tutto sesto con elementi in pietra e un poggiolo con parapetto in ferro battuto dalla ricca lavorazione barocca. Le due ali laterali, benché asimmetriche, presentano una partitura ordinata di aperture rettangolari architravate, con cornice e mensola in pietra, che in corrispondenza del sottotetto diventano quadrate.

 

CORTE CORRUBIOLI

Corte Corrubioli, in località Bernardine, è un edificio forse del 1400 e in origine si presume fosse stato un castello. Questa corte oggi visibile ma in completo abbandono si può ammirare la cappella gentilizia dei Conti Corrubioli è stata costruita nel 1763 ed è di stile dorico con una bella pala della scuola dell’ Ugolini rappresentante la Madonna tra San Pietro Apostolo e San Lorenzo.

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VILLA BURI

In una mappa d’estimo del 1650, il complesso di Villa Buri appare rappresentato con notevole dovizia di particolari nelle diverse parti della corte, il corpo padronale le adiacenze, i rustici, e circondato da una cospicua proprietà fondiaria. Al complesso si accede ancor oggi attraverso un portale barocco caratterizzato da un arco in pietra a tutto sesto disposto tra due paraste, con basi e capitelli dorici, che sorreggono un timpano finemente modanato e spezzato al centro da due elementi lobati. Il corpo padronale, in stile rinascimentale, presenta al suo interno ampie sale con soffitti a vela e un maestoso scalone affrescato con soggetti a carattere mitologico. Il fronte principale, simmetrico e tripartito, presenta, nelle parti laterali, aperture architravate disposte su quattro piani mentre nella parte centrale, in corrispondenza del piano nobile, alte monofore che permettono l’accesso ad un poggiolo con parapetto in ferro. Piccole aperture quadrate, con un elegante cornicione modanato, concludono lo sviluppo verticale della costruzione. Tutt’intorno, basse costruzioni in linea con ampi porticati e una cappella gentilizia contribuiscono a delimitare un’ampia corte aperta verso la campagna.

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 VILLA BRENZONI

Villa Brenzoni è situata nel centro del paese proprio dove, ai tempi di Ezzelino da Romano, sorgevano due castelli identificati nell’attuale Villa Brenzoni e nel palazzo Morando de’ Rizzoni purtroppo demolito di recente. I due edifici erano un tempo collegati da un passaggio sotterraneo e tra loro cresceva un fitto e ricco bosco, abbattuto alla fine dell’Ottocento per lasciar spazio alla piazza del paese. Villa Brenzoni si presenta oggi con un imponente corpo padronale dal quale si innalzano due esili torri che chiudono il corpo centrale, e un altro possente corpo a base quadrata leggermente più basso. Villa Brenzoni subì notevoli trasformazioni nel corso del Seicento e fu restaurata, come si legge su un’epigrafe latina nelle cantine, nel 1695. Il fronte principale, compreso tra il possente corpo a base quadrata e l’aggettante torretta, presenta una serie ordinata di aperture architravate al piano terra e al piano nobile. In corrispondenza di quest’ultimo, in posizione asimmetrica, vi è inoltre un’apertura ad arco a tutto sesto con piedritti e arco in pietra, caratterizzata da un poggiolo aggettante con parapetto sempre in pietra.

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 MONASTERO DI SANTA CATERINA E PALAZZO FANTONI

L’interessante complesso architettonico conosciuto attualmente come villa Fantoni è il frutto di una serie di trasformazioni, aggiunte e cambi di destinazione che si sono succeduti nel corso del tempo. Il complesso si compone infatti di un possente corpo padronale, al quale si affiancano un portico a colonne e numerose dipendenze rustiche disposte a quadrilatero intorno al cortile interno, al quale si accede per mezzo di un alto portale ad arco in bugnato rustico.
L’edificato sorge sul luogo di un castello «circondato di mura e fossato con una cappella fuori detto castello» che Milone, figlio di Ugone dei Sambonifacio, donò nel 1062 alla chiesa di San Giorgio in Braida a Verona. L’intera corte di Orti fu successivamente donata dal vescovo di Verona ad alcune monache e, infine, concessa nel 1123 ai canonici di Sant’Agostino. Dalle scarne fonti documentarie si rileva che l’originario incastellamento non aveva funzione prettamente militare ma di corte fortificata con diritto pubblico, del cui apparato difensivo, cessate le esigenze, non rimangono tracce, se non nell’alta recinzione in laterizio che tuttora cinge il cortile.
Dal 1685 sino al 1828 i beni di Orti furono posseduti dal monastero di Santa Caterina di Venezia, che scelse come propria sede il corpo padronale del complesso.
Sebbene parzialmente murato, il loggiato presenta tuttora gli elementi originari come le colonnine in cotto con capitello in pietra, gli archi a tutto sesto e l’elegante cornicione in pietra modanato. Al piano terra cinque archi a tutto sesto poggianti su massicci pilastri rettangolari scandiscono la parte sinistra della facciata. In corrispondenza del sottotetto piccole aperture rettangolari disposte asimmetricamente e un lungo cornicione modanato concludono la facciata. Internamente la disposizione planimetrica conserva ancora alcune interessanti strutture cinquecentesche, tra cui il porticato ad archi del piano terra che immette nell’atrio dell’abitazione.
Al corpo padronale si può accedere anche dall’esterno della corte attraverso due interessanti portali ad arco. Entrambi presentano piedritti, capitelli, cornice e chiave di volta in pietra finemente lavorati.