Percorrendo questo grande e variegato fazzoletto di pianura, si incontra una delle meraviglie che l’uomo, assecondato dalla natura, riesce annualmente a proporre: l’orto.
Insalata, radicchio, pomodori, carote, piselli, finocchi, zucchine, melanzane, peperoni, cipolle, aglio, porri, coste, ravanelli, prezzemolo, sedano, basilico, un cespuglio di salvia, un cespuglio di rosmarino e in un angolo un po’ di menta. Ogni ortaggio ha il suo pezzettino di terra su cui crescere, a chi serve c’è persino un tutore, mentre mani amorevoli verso sera innaffiano la terra aspettando che il sole e il calore dell’estate facciano maturare questo ben di Dio.
L’orto fa ancora parte del pensiero di questa gente operosa e fiduciosa nel futuro; senza l’orto perderebbero i colori e gli odori di una terra che amano profondamente e che ai primi tepori della primavera li vede armati di badile, vanga e zappa e un po’ di concime.
Voglia di fare, di sperimentare, di provare nuove soluzioni per produrre qualcosa da apprezzare e gustare in famiglia, attorno ad una tavola parlando già di cosa seminare l’anno prossimo nell’orto di casa.
Nel  territorio del Basso Veronese vengono coltivati vari ortaggi come la zucca, la cipolla, il sedano e il basilico,mentre si allevano, a livello industriale,polli, tacchini e conigli, che per quantità e qualità , rappresentano un settore importante nell’economia veronese. Rilevante è la presenza di anatre e altri volatili inseriti nella gastronomia per la carne ottima e saporita.
 
 

zucchezuccheLa zucca. Ortaggio di forma voluminosa, con buccia spessa e verde, ha la polpa di colore giallo arancio, un sapore deciso e dolce. Essa è ricca di semi interni bianchi, che tostati e salati sono considerati una leccornia. La zucca è ricca di vitamine del gruppo A, calcio, fosforo e potassio, essa è particolarmente indicata per minestre, passati di verdure e risotti, la si può farcire, cuocere al forno, gratinare, stufare, friggere e grigliare senza dimenticare che la si può utilizzare, in saporite pietanze.

La cipolla. Ricca di sostanze aromatiche, potassio, calcio, fosforo e vitamine, essa viene usata in gastronomia per insaporire condimenti, minestre e sughi. Nel veronese questo particolare tipo di ortaggio viene coltivato principalmente in aziende ubicate nella pianura del Tartaro, dove si concentra il 90% dell’intera produzione veneta.

Il basilico. È una pianta delicata e profumata le cui foglie sono utilizzate anche dalle industrie conserviere. Questo prodotto, rigorosamente biologico, viene coltivato soprattutto nelle valli di Gazzo Veronese.

I peperoni. Sono una fonte di vitamine B6, C, contengono acido folico e beta-carotene (provitamina A). questo ortaggio ha un elevato contenuto di fibre alimentari e, in cucina, lo si usa in peperonate saporite, al forno o ripieno.

I bruscandoli. “Tartufo della bassa” sono i germogli del luppolo il cui fusto rampicante, rinnovandosi ogni anno, raggiunge anche dieci metri. I germogli primaverili sono ricercatissimi per risotti, frittate e zuppe, hanno proprietà sedative e depurative, che si usano per la cura di disturbi gastro-intestinali ed epatici.

Il radicchio da campo. “Brusaoci o pissacani” è una comunissima piantina che cresce abbondantemente all’inizio della primavera, nei terreni ancora incolti. Conditi con lardo, olio e aglio si può apprezzarne il sapore amarognolo.sedano rapasedano rapa

Il sedano rapa. È conosciuto come sedano di Verona. In cucina si utilizza la grossa radice dalla polpa biancastra tenera e croccante, che viene usata come antipasto o come contorno a carni di manzo, di maiale e stufato di cipolle.

Il Topinambur. Il Topinambur Helianthus tuberosus  è una pianta perenne, infestante, a radici striscianti ingrossate da tuberi irregolari, ha fusto eretto e fistoloso la cui altezza varia da ottanta centimetri fino a circa tre metri. Tra agosto e settembre sbocciano alla sommità degli steli dei fiori di color giallo indiano simili a margherite dal diametro di 8 – 10 centimetri.

topinamburtopinamburQuesta pianta si adatta a qualsiasi terreno anche se preferisce luoghi incolti e umidi, come i fossi che costeggiano le strade di campagna. Come alimento il topinambur, agli inizi, ebbe più fortuna della patata poi, pian piano, scomparve per riapparire nei periodi di carestia. Ora, saltuariamente, torna in tavola in tardo autunno, poiché, la raccolta dei tuberi si effettua in questo periodo estirpandoli di volta in volta.

La forma dei tuberi è la più varia che possa esserci. Dopo la raccolta si spazzolano per eliminare ogni residuo di terra, per poi lavarli sotto acqua corrente perché dei topinambur si mangia anche la scorza. Si possono servire crudi tagliati a fettine sottilissime conditi con olio e pepe, oppure, si possono consumare lessati come le patate ed hanno un vago sapore di carciofo. Essendo il loro contenuto calorico molto basso, sono adatti all’alimentazione di convalescenti, anziani e bambini.

I molesini sono un’erbetta spontanea dei parti. Cresce in pianura e in collina fino alle pendici dei monti. Si riproduce spontaneamente e viene raccolta in primavera, quando ancora non tende ad andare a semente. È il momento magico per gustare i molesini, termine prettamente veronese, teneri, aromatici, dolci, splendidi anche di aspetto. Naturalmente si possono gustare anche per tutto il resto dell’anno, se vengono raccolti nelle apposite serre o “vanese” degli orti veronesi. Sono ottimi ed hanno il vantaggio di potersi accompagnare ad altre insalatine di stagione, alla rucola ad esempio, ai radicchietti, all’indivia. Si condiscono con un filo d’olio, qualche goccia di limone (si consiglia di evitare l’aceto, che ne snatura il gusto, coprendolo) e poco sale.

Raperonzoli, Ramponsoli, Rampuzzoli, Raponzoli  Dalle foglie un poco ruvide e dalla radichetta a raperonzolo, di gusto forte, fragili sotto i denti, sono un contorno magnifico per ogni piatto di arrosto nella stagione primaverile, quando appaiono, sempre più rari, nei prati delle colline. Condirli con olio, pepe e sale. Oppure saltarli in un trito di lardo, per pochi minuti, fino ad appassirli. Così venivano mangiati nei tempi antichi in campagna ed in montagna.

Miele della collina e Pianura VeroneseL’apicoltura nel veronese ha origini relativamente recenti, ma ha avuto un notevole sviluppo nell’ultimo secolo, tanto da porre Verona ai primi posti nelle graduatorie nazionali per quantità annua di miele prodotto. Nel 1930 si tenne a Verona una conferenza su “Apicoltura e Agricoltura”, durante la quale il relatore prof. E. Perucci riportava questi dati: “Misi in evidenza che nel veronese, così ricco di frutteti, richiedeva una maggiore diffusione degli alveari apistici, limitati in quell’epoca (1930) a circa 5000 alveari…”.
Il “miele della collina e pianura veronese” si presenta semi liquido, vischioso, trasparente, dalla consistenza d’un denso sciroppo ed è caratterizzato da un colore biondo intenso, da un sapore dolce, gradevole e dal profumo delicato e persistente. La provenienza è costituita dal polline di diverse piante erbacee, arbustive ed arboree.
Composto in gran parte da zuccheri semplici prontamente assimilabili, il miele contiene tantissime sostanze utilissime per la salute. È molto indicato nella dieta dei bambini perché favorisce la fissazione dei sali minerali. Usato esternamente favorisce la cicatrizzazione di bruciature e ferite e attenua le irritazioni della gola. Molto utilizzato in cucina e in particolar modo nella pasticceria, per la preparazione di dolci e dolciumi.
Il miele della collina w pianura veronese è reperibile in tutto il territorio della provincia di Verona e durante tutto l’anno presso produttori e dettaglianti.
Il territorio interessato alla produzione sono le aree delle colline e della pianura di Verona soprattutto quelle interessate da coltivazioni frutticole.