fugassinUn adagio popolare recita “del maiale non si butta via niente”. Infatti, nelle campagne veronesi anche l’acqua di cottura del cotechino veniva utilizzata per la preparazione di un dolce: il fogassin o fugassin. Oggi è molto ricercato e, per ottenerlo, bisogna far raffreddare l’acqua e raccogliere poi il grasso rappreso. Questo viene impastato con zucchero uova, farina e altri ingredienti che differiscono da zona a zona come: grappa, uvetta, scorza di limone. Si ottiene così un impasto consistente a cui viene data una forma circolare. A questo punto si mette l’impasto su una graticola posta sulle braci, coperte dalla cenere per rallentarne la cottura. Il fugassin, infatti, va cotto molto lentamente per un’ora, avendo l’accortezza di girarlo di tanto in tanto per ottenere una doratura omogenea. Si gusta freddo, accompagnato da un buon bicchiere di vino.