I rofioi, dal latino medioevale “raviolus”, sono ravioli fritti che al loro interno contengono un impasto dolce. La loro storia è antica e la prima testimonianza scritta, fino ad ora nota nel veronese, risale al 1532. Il documento, conservato presso l’Archivio di Stato di Verona, è stato rintracciato dallo studioso Bruno Chiappa. In esso si fa cenno ai cibi che venivano cucinati e offerti ai molti operai occupati a “far erba” nella palude di Bagnolo di Nogarole Rocca, di proprietà della famiglia Bevilacqua Lazise. In quell’occasione i nobili proprietari facevano erigere una “frascata” sotto la quale era ospitato un carro con oltre cento litri di vino, e le donne cucinavano “pastillos seu rofiolos et antocreas”. Mentre le “antocreas” erano una specie di polpette realizzate con carne e pane, i “rofiolos” potevano corrispondere a fagottini di pasta (ravioli) ripieni di prodotti di recupero come carne e verdure poi cotti in brodo oppure, ma questo non è certo, imbottiti di frutta secca e candita, biscotti tritati, cioccolato, zucchero e rum, e infine fritti nell’olio che nella pianura veronese si usa esclusivamente lo strutto. Si suppone che la seconda possibilità sia una variante piuttosto recente. Comunque, delle due versione se ne ha memoria a Costeggiola di Soave tra la fine del 1800 e all’inizio del 1900. A Sanguinetto si dice, invece, che nacquero nella seconda metà del 1800 nell’Albergo Croce Verde, quando ne era proprietario Armando Longhi che per attirare qualche nobile forestiero giuntovi in carrozza fecero gustare una delizia del tutto nuova ed originale. Tuttavia non è noto come Longhi fosse venuto in possesso di questa ricetta o se la stessa sia stata frutto della sua creatività. Fatto sta che i dolci hanno dato al nome alla “Sagra dei rofioi” e vengono preparati dalle massaie che mantengono inalterata la ricetta e soprattutto mantengono inalterato il prezioso lavoro artigianale che dietro a questo piccola delizia comporta. Attualmente si sa che il composto del ripieno formato da un impasto di amaretti, mandorle tritate, biscotti secchi, cedrini, anice ed eventuali altri liquori aggiunti o miscelati a seconda delle preferenze. Con pubblicazione su Gazzetta Ufficiale n.145 del 05/07/2010 i “Rofioi” hanno preso la denominazione di “Dolce Tipico” di Sanguinetto.